Natale a Holzenasche

Liberamente tratto dal racconto di Michele Protopapas


NATALE A HOLZENASCHE

Non mi sorprende che in questo giorno di attesa ti abbiano inviato da me, straniero, le strade del paese sono vuote e la mia è l’unica bottega aperta. Da molto tempo non giungevano viandanti a Holzenasche, e non li biasimo, questo paese non ha certo la fama di essere uno dei più ospitali della Sassonia, ma non turbarti, non ripeteremo gli errori di cui ancora piangiamo lo scotto. Io stesso pagato parte del mio tributo, questa notte, infatti, saranno quattro anni esatti che mio figlio è morto e che la mia donna si è suicidata. Non mi è rimasta che la mia arte, ma chiunque abbia ancora una famiglia sa che è bene passare questo giorno maledetto con i propri cari. A me invece tocca il compito più infame, tuttavia puoi ben vedere che ho puntualmente svolto il mio lavoro e la mia opera è quasi pronta; mancano solo gli ultimi colpi di pialla e l’incisione del nome, ma per quella si dovrà aspettare sino a stanotte. La data posso scalfiggerla sin da adesso: è quella di oggi, 24 Dicembre 1598. Sono due giorni che liscio queste tavole di frassino, bianche come sarebbe dovuta essere l’anima della creatura che abiterà questa piccola bara, ma che in realtà è contaminata da un’infamia più sacrilega del peccato originale, un marchio col quale nascono tutti gli abitanti di questo villaggio e che nessun sacramento può lavar via. Il sole sta già tramontando e poi sarà la notte che precede il Santo Natale; anche quest’anno sono riuscito a terminare in tempo la mia opera ma non mi sarà concesso molto tempo per ornarla, poiché stanotte stessa diverrà la dimora di uno dei nostri bambini. Nessuno sa in anticipo a quale famiglia toccherà la funesta sorte, i nostri pargoli sono tutti sani e giocosi, ma al calar delle tenebre uno di loro improvvisamente si accascerà al suolo e smetterà di respirare. Questa è la medesima sorte che è toccata a mio figlio.
È con questo spirito che ci si prepara al Natale a Holzenasche. Da quando ho memoria ricordo che nei giorni di ogni vigilia mio padre non andava a lavoro e mia madre mi preparava tutto ciò che volevo, poi all’imbrunire lei si metteva a
singhiozzare e mi stringeva forte, ma non ne capivo il motivo. In realtà anch’io ero
triste perché pur non rendendomi conti che sarei potuto morire, sapevo che avrei
dovuto piangere la perdita di un compagno di giochi. Il tempo delle lacrime, però, qui
a Holzenasche non può durare a lungo: i nostri morti si decompongono molto più in
fretta dei cadaveri delle bestie e bisogna fare presto a seppellirli, è sufficiente una
giornata affinché non rimanga più nulla delle carni. È per tale ragione che ogni Natale
nel nostro paese si celebra un funerale. So che nonostante possa giurarti che questi
eventi si siano ripetuti con infallibile regolarità anno dopo anno tu potresti pensare
che si tratti solo di leggende o di casualità, ma non è così. Se, come hai detto,
prolungherai per qualche giorno la tua permanenza a Holzenasche vedrai che questa
notte, appena il bambino prescelto sarà trapassato, le pigne degli abeti si coloreranno
di un rosso vivido che illuminerà la notte della più delle lucciole e delle stelle.
Quando poi verrà richiusa la fossa dove sarà stato calato il feretro, il suolo inizierà a
tremare e sembrerà che l’intero paese debba venire inghiottito nelle profondità della
terra; suoni grotteschi permeeranno il camposanto, e dai boschi giungeranno sibili e
stridii che le donne giurano rassomigliare alle risate dei loro bambini perduti. Ed è
allora che avverrà il prodigio più grande: ai piedi degli abeti fregiati dalle brillanti
pigne si paleseranno scatole di legno impreziosite da nastri di seta. Ognuno di quei
contenitori conterrà balocchi scolpiti nel legno: figure di cavalli, di buoi, di capanne e
di soldati, le cui pulcherrime fatture fanno pensare all’opera di un ebanista la cui virtù
non è di questo mondo. Più volte ho provato a emulare tali opere sbocciate dal
sottosuolo, ma non sono mai riuscito ad avvicinarmi alla perfezione di quegli intagli.
Vedi le sculture disposte sullo scaffale innanzi a te? Quelle sono le opere di cui ti ho
parlato, ne ho conservate alcune per carpirne i segreti, ma non ho mai compreso quali
strumenti possano essere stati usati nella loro forgiatura perché non sembrano
scolpiti. Osserva quel soldato, il terrore impresso nel suo volto, la contrazione di tutti
i suoi muscoli, gli occhi che sembrano supplicarci aiuto: è come se la sua essenza
umana fosse stata catturata e intrappolata nel legno d’abete. Non v’è dubbio che
codesti oggetti siano stati creati nelle più profonde viscere dell’inferno e per tale
ragione, negli anni addietro, i nostri padri hanno bruciato o riseppellito più in
profondità che potevano questi manufatti, nella speranza che mostrando il nostro
disinteresse verso doni di Satana potessimo ricevere il perdono divino, ma ogni anno
i nostri figli avevano continuato a morire e i doni a ripresentarsi appena terminate le
loro esequie. Da due lustri abbiamo quindi permesso ai bambini superstiti, nel giorno
del Santo Natale, di recarsi alla ricerca di questi doni e di dilettarsi coi balocchi che vi
trovano all’interno; il brillare degli abeti indica loro la via attraverso i boschi.
Abbiamo considerato che così facendo non avrebbero più temuto il Natale e, difatti,
hanno iniziato ad attenderlo con trepidazione. Non sappiamo con quale criterio egli
scelga tra i nostri piccoli, ma in fin dei conti non ha neanche molta importanza: siamo
tutti dannati ed è solo una questione di tempo, tutti coloro che hanno avuto la
sventura di nascere a Holzenasche bruceranno nel falò degli inferi.
Non è solo una supposizione, esistono prove tangibili della nostra dannazione: è un
fatto assodato che i terremoti si ripetono ogni volta che seppelliamo uno dei nostri
morti, quindi, sebbene sia sacrilego, abbiamo tentato di riesumare le salme dei sepolti
per cercarne spiegazione, ma non abbiamo mai ritrovato alcuna bara. Il sottosuolo del
nostro cimitero è deserto, i nostri morti vengono prelevati da Satana in persona o dai
suoi servi così che non possano risorgere nel giorno che Dio ha prefissato per il
Giudizio Universale, poiché tutti noi abbiamo già ottenuto il nostro verdetto:
colpevoli. “Le colpe dei padri ricadranno sui figli”: era espresso in maniera così
chiara nella Bibbia, ma i nostri padri ‒ che siano maledetti ‒ avevano la mente
offuscata dagli scritti del monaco ribelle noto col nome di Lutero, ed erano così sicuri
delle sue tesi che presero a interpretare a modo loro le Sacre Scritture, convinti che
bastasse la sola fede per salvarli. Quando giunsero a Holzenasche alcuni emissari
inviati direttamente da Papa Leone X al fine di far rinsavire i nostri avi dalla loro
eresia, gli anziani del paese aspettarono che questi prendessero alloggio alla locanda,
poi si ritrovarono di notte in una riunione segreta. Come un’unica mente essi votarono
per la loro uccisione e come un unico corpo l’intero paese partecipò all’occultazione
dei cadaveri, che vennero fatti a pezzi e serviti come cibo ai porci. Era la vigilia del
Natale del 1520 e da quello stesso giorno hanno iniziato a palesarsi i fenomeni
demoniaci di cui ti ho parlato. Da allora non sono stati in pochi coloro che hanno
cercato salvezza e redenzione fuggendo dal villaggio, ma chiunque di noi si addentra
per più di qualche miglia entro i boschi perisce inspiegabilmente e le sue carni
vengono rapidamente consumate dai vermi. Siamo come prigionieri in attesa del
patibolo, condannati fin dalla nascita.
In verità crediamo di appartenere ormai a Satana, il quale ci considera suoi figli,
dunque pensiamo che così come a Natale si celebra la nascita del figlio di Dio tra gli
uomini, così anche all’inferno si festeggi qualcosa di simile e Satana richiami a sé
uno dei suoi pargoli per farlo rinascere negli inferi, ma per non farci pensare che
nutra preferenze elargisce regali al resto della sua prole.
Ascolta! Senti queste urla di donna? Anche quest’anno il prodigio demoniaco si è
compiuto e un pargolo è morto. Tra poco sentirai le grida di gioia delle altre madri
che potranno continuare ad abbracciare i propri figli per almeno un altro anno.
Affacciati alla finestra, guarda verso i boschi, vedi quelle luci rosse intermittenti?
Non sono torce, ma le pigne degli abeti, mosse dal vento, che hanno iniziato a brillare
per quella che ormai è la tradizione di Natale qui a Holzenasche. Gentile viandante,
t’inviterei a restare, ma a breve riceverò la visita dei parenti del piccolo defunto e
penso sarebbe molto penoso per te assistervi. Debbo dunque congedarti, ma ti rivolgo
una preghiera: regalaci l’oblio, non raccontare a nessuno quanto ti ho detto e quello
che domani vedrai coi tuoi stessi occhi. Il male solletica la volontà degli uomini,
mina le loro certezze e il suo seme attecchisce velocemente: non voglio, dunque, che
così com’è divampata l’eresia tra i popoli germanici possa diffondersi, altrettanto
rapidamente, la diabolica usanza di ricevere per Natale doni infiocchettati sotto
sfavillanti alberi d’abete.