Troppo vecchio per questo mondo a fumetti

Esco da una serie di saggi a teatro. Figlie. Sono molto felice, oltre che orgoglioso, domandandomi da chi diavolo hanno preso. Non certo da me, non starei su quel palco nemmeno legato. Tutte e tre le mie figlie svolgono attività che hanno a che fare con l’arte e l’esibirsi. In realtà un timido afflato artistico ce l’ho pure io, ma ho scelto un attività che ti porta a stare nell’ombra, non su un palco.

Sia per il fumetto che per l’animazione, i “creator” non sono dei “performer”, ma degli artigiani certosini che, con infinita pazienza e tanto, tanto tempo, producono arte, restando nell’ombra. Mi piace così, mi piace la soddisfazione di sapere che qualcuno ha letto/visto una cosa mia e l’ha trovata interessante o divertente, senza sapere che faccia io abbia. Non mi tirerei indietro dovessi parlare pubblicamente della “mia arte“, ma non cerco la “performance”. Anzi, le poche volte che ho dovuto fare i firmacopie è stato molto ansiogeno, anche se bello e divertente.

Ma negli ultimi anni tutto questo è cambiato e pure i fumettisti son diventati “performer”, se non ti esponi in prima persona, se non crei un contatto diretto coi lettori, attraverso i social, sei finito. Lo esige il mercato, lo esige il pubblico.

Credo proprio di essere ormai fuori tempo e pure questo mio sentimento di rifiuto verso i “nuovi performer”, che mi stanno pure sulle balle, forse proprio per l’invidia di non riuscire a fare come loro, mi fa sentire vecchio, molto vecchio e impotente.

Eppure l’ho sfiorato il “nuovo corso”. Ricordo un Lucca Comics di diversi anni fa, in cui uno youtuber lanciatissimo (all’epoca non c’era tik tok e Instagram non aveva preso ancora piede) mi chiese di organizzare delle “performance” per aiutarmi a migrare su youtube. Gli risposi che l’unico modo che riuscivo a concepire per migrare su youtube era produrre animazione. Non io che mi riprendo mentre disegno i frame (era questo che volevano, nell’idea di promuovere e celebrare se stesso, in questo circuito egocentrico), ma fare proprio corti animati. Compito improbo da fare da solo, almeno per gli standard che mi piacerebbe raggiungere, quindi totalmente in antitesi con il pubblicare continuamente a ritmi serratissimi. L’algoritmo non ti premia. Maledetti algoritmi.

Oggi è così, non interessa il prodotto, ma la narrazione che c’è dietro il personaggio autore: cosa pensa, cosa fa, quello che mangia, quali pacchi apre, dove va in vacanza, che serie tv guarda, quante volte va a al gabinetto etc, etc.

Ma una domanda mi resta in gola: ma se buona parte del suo tempo viene usato per espletare le sue “performance”, montarle, caricarle sui social, fare un po’ di promozione degli stessi post, quando diavolo lo trova il tempo, l’autore, pardon, il “perfomer”, per scrivere e disegnare?

Hang loose!

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