It is worth it?

Ne vale la pena? Mi domando mentre ho appena terminato il fumetto per il concorso Lucca Underground Festival Contest.

Voglio dire, tutto da solo, a un ritmo serratissimo:

  • pensare le bischerate (storie) – raramente faccio cose scritte da altri;
  • scrivere le bischerate (storie) – di solito sul cellulare usando la tastiera touch (quando va bene sul tablet quando non lo dimentico a casa) durante i miei quotidiani trasferimenti in treno;
  • fare un minimo di ricerca, character design, test e sperimentazioni varie;
  • buttare giù una parvenza di sceneggiatura del fumetto quando ho un po’ più di tempo – cioè quasi mai;
  • buttare giù una parvenza di storyboard del fumetto quando ho un po’ più di tempo – cioè quasi mai;
  • disegnare, inchiostrare e colorare le tavole del fumetto a tarda sera;
  • fare il lettering (che poi è un copia incolla del testo scritto con il telefonino pieno di refusi e casini dato che non sono nemmeno una cima), sempre a tarda sera;
  • fare una timidissima promozione sui social nei ritagli di tempo (spesso in treno);

 

zzz

ne vale la pena? Da un punto di vista economico no. Ma non lo faccio per questo. Non è una fonte di reddito e non ho mai pensato lo diventasse.

Dicevo: vale la pena impegnarsi così tanto? Le uscite settimanali di Tom’s Hardware mi impegnano per il 99%, è una stupenda vetrina anche se il target di pubblico non è proprio il mio – oppure più semplicemente sono io che sto sbagliando qualcosa dato che da un po’ di mesi a questa parte sto soffrendo un brusco calo di lettori. Poi mi lascio pure coinvolgere in progetti extra come LUFCO2016 appena finito e le cose si complicano ulteriormente.

Il mio obbiettivo è: migliorare artisticamente sia nel racconto che, soprattutto, nel disegno (che a me interessa e appassiona molto di più). Avrei un sacco di idee originali da sviluppare e tentare di realizzare.

Potrei mollare tutto e dedicarmi ai miei progetti personali, studiare, sperimentare e magari fare qualche corso. Però… c’è un però: riesco a dare il meglio solo se ho un obbiettivo “reale”. Per esempio ho sempre rimandato il passaggio da Photoshop a Clip Studio Paint (Manga Studio) fin quando non iniziai a lavorare a “L’evoluzione della specie“. Mi dissi: “Questo è il momento, o ora o mai più”. Fu un bagno di sangue ma era l’unico modo ed è stato un bene perché devo ammettere che, col nuovo tool di disegno, mi trovo molto meglio che col vecchio.

Quindi? Ne vale la pena sì, per il semplice fatto che senza la canna fumante della pistola puntata alla testa, mi sarei perso chissà da quanto tempo. Invece, seppure con grande fatica e sacrificio, riesco puntualmente, nel bene e nel male, a produrre, che è la cosa più importante. Produrre sempre e comunque, allenarsi, tenere alta la tensione.

La deadline incombente è forse il motivo più importante che mi spinge – accettando sempre compromessi tra le aspettative e il risultato finale- a onorare gli impegni presi ed arrivare alla fine delle cose.

Però che faticaccia.

Ci sarebbe una soluzione: trovare un progetto interessante – e relativa deadline – che valga la pena sfidare (alzare l’asticella sempre) per buttarmici dentro anima e core mollando tutto il resto. Fatevi sotto editori e gente del fumetto, sono all’ascolto! Ho bisogno di cambiare direzione. Credo.

Hang loose

 

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