Contraddizioni

Nella mia attività fumettistica vivo da sempre una contraddizione interiore che, negli ultimi tempi, è andata acuendosi.

Il cartoonist è sempre stato il mestiere dei miei sogni, ma ho preso strade professionali diverse e, alla soglia del mezzo secolo, sono assolutamente consapevole che il mio sogno non potrà mai avverarsi. Non è un problema, disegnare resta una piacevole passione ed è tanto più soddisfacente quanto più cerco di produrre cose di senso compiuto (fumetti). Oserei dire – perdonate l’ardire – semiprofessionali. Mi piace migliorare, mi piace scoprire novità, mi piace stare nell’ambiente.

In più occasioni (non molte per la verità) ho avuto proposte di lavoro che ho sempre rifuggito. Perché voglio che il disegno resti una passione e non un lavoro. Non voglio barattare la libertà di fare quello che voglio quando e come voglio per pochi spiccioli – non si guadagna un granché con i fumetti!

Allo stesso tempo però, mi piace pubblicare i miei lavori, sia sul web che, soprattutto, su carta e che la gente li legga. E ricavare due spicci dai diritti d’autore non mi fa poi così schifo. Spicci che ho sempre re-investito in materiale per disegnare, nel software, nel web.

Il ricavo è un metro di giudizio del tuo valore perché proporzionale alle copie vendute o a quanto sei conosciuto sul web.

E qui nasce la contraddizione tra un attività che vorrei restasse un piacevole passatempo e la necessità di dare un valore (anche economico) a tutto questo lavoro.

Ultimamente le cose sono andate bene e male. Bene sul piano artistico perché ho fatto cose nuove e mi sono divertito migliorando tecnicamente. Male sul piano economico, inteso come metro di valutazione della diffusione della mia arte. I libri non si vendono. Nemmeno abbassando il prezzo al minimo possibile – azzerando di fatto i diritti. I social senza un investimento economico – che non ci può essere se azzeri i ricavi – non funzionano.

La sensazione è quella di girare a vuoto. Anche quando dietro c’è un editore. Tutto si muove velocissimamente e quando tu non puoi sostenere quella velocità perché non hai il tempo (e l’energia) sufficiente, perdi il passo.

Con questo mesto bilancio chiudo il 2018 e spero che il 2019 sia migliore.

Hang loose

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