Perche’ lo fai?

Il mio amico fumettista Filippo Pieri pubblica sul suo blog lasecondacosa un post dal titolo “perché lo fai?”. Decido di rispondere con un post analogo, perché è bene sfatare certi miti.

Perché dopo 12 ore fuori casa per lavoro, quello vero, non appena ho cinque minuti liberi accendo la mia tavoletta grafica e mi metto a disegnare? Perché nonostante mi alzi prima delle 6 ogni mattina, spesso faccio tardi disegnando fumetti la sera?

La maggior parte delle persone è convinta che io sia ricco e famoso per questa attività e che disegnare mi venga talmente facile da farlo con la mano sinistra, su un piede solo, mentre faccio capriole. Invece:

  1. le poche volte che sono riuscito a ricavare qualcosa dalle mie cose è sempre stato una miseria: considerando le ore che normalmente impiego per realizzare una tavola, direi che, quando è capitato, ho “guadagnato“, in media, meno di 3€ l’ora;
  2. spesso lo faccio gratis perché ormai è tutto a investimento o a visibilità;
  3. non faccio commissioni, odio farlo, se faccio un disegno per qualcuno è perché me lo chiede nel modo giusto, io glielo faccio e basta;
  4. i diritti che ricevo dai miei libri sono al massimo l’8% del prezzo di copertina, a volte meno;
  5. se gli autori sono più di uno la percentuale del punto precedente va divisa per il numero di autori;
  6. qualcuno dirà: sì ma chissà quante copie vendi? Ebbene del mio primo libro avevo 100 copie che l’editore mi aveva concesso al 50%. Ci ho messo due anni per venderne 50 e fare pari, il resto le ho regalate, inviate a riviste per recensioni, inviate a editori per promuovermi;
  7. i diritti che ricavo dai miei libri autoprodotti su amazon è intorno al 10%, ma non c’è promozione per cui vendo pochissimo;
  8. fin’ora sono stato fortunato perché gli editori con cui ho collaborato non mi hanno mai chiesto l’acquisto forzato di copie;
  9. per realizzare una tavola in bianco e nero ci metto, in media, dalle 6 alle 8 ore;
  10. se la tavola è a colori vanno aggiunte 2 ore al punto precedente;
  11. per riuscire a essere produttivo mi sono spostato da tempo sul digitale;
  12. il costo di una workstation decente (semi-professionale, non le cinesate finte) è altissimo, molto più alto di un normale pc/laptop;
  13. per fortuna una vecchia collaborazione mi ha aiutato ad acquisire il punto precedente – altrimenti sarebbero stati cazzi amarissimi;
  14. le cifre dei punti precedenti sono tutte al lordo, sia chiaro;
  15. fare un fumetto non vuol dire solo disegnarlo, va pensato, scritto, ripensato e queste lunghissime ore di gestazione non sono state conteggiate nei punti precedenti.

Se non fosse la passione a spingermi a disegnare, considerato i punti precedenti, direi certamente che sarebbe un’attività in assoluta rimessa, quindi da evitare! Allora perché lo faccio? Perché non ne posso fare a meno, almeno adesso.

Ho cominciato piccolissimo a disegnare fumetti, non andavano ancora a scuola e ho imparato a leggere e scrivere (massacrando i miei genitori) per leggere e fare i fumetti. Ero bravo, nonostante ciò nessuno ha intravisto la stoffa e quindi nessuno mi ha spinto verso questo mondo. La mia professoressa di arte alle medie, per esempio, diceva ai miei genitori che ero facevo schifo perché mi ostinavo a fare le cose a modo mio e non come lei ci insegnava.

Però il mio mondo non erano solo i fumetti. Sono stato un bambino e adolescente che ha fatto una vita sociale molto attiva: amici, sport e tanti stimoli tra cui videogiochi, computer, cinema, etc… Superata l’adolescenza mi sono appassionato alla matematica applicata ai computer, mi sono interessato di algoritmi e di ricerca dopo l’università, lasciando da parte il disegno per circa 20 anni. Ho pure creato una start-up (si direbbe oggi) con altri soci. Poi la delusione e l’insoddisfazione derivante da queste attività professionali mi hanno portato, 15 anni fa, a rimettermi a disegnare, quasi alla ricerca delle mie radici. Da allora alimento, a fasi alterne, questo blog.

Lo faccio perché, deluso dal resto, ho capito che l’unica cosa che mi dà piacere, che alimenta il mio ego, che mi fa sentire importante, è creare, immaginare, dare forma alle idee.

In questi anni ho anche capito che, a meno che tu non abbia qualche marcia in più, che tu non sia un vero fuoriclasse – e io non lo sono – l’unico modo per avere successo – che per me significa guadagnare, per vivere, facendo una cosa che mi piace – è avere le conoscenze giuste. Altrimenti sei condannato a un grigio futuro di impiegato fantozziano. Se non sei un vero genio, non potrai fare il ricercatore se non ti appoggia un professore; se non sei un novello Moebius, non potrai pubblicare il tuo fumetto se non conosci un editore; se non non sei un Brin o un Page, non potrai sfondare con la tua azienda d’informatica se non hai le conoscenze giuste per entrare nel mercato; in generale non potrai fare qualsivoglia attività se non sei nel giro giusto.

Quindi, ormai prossimo al mezzo secolo di vita, dato che mai potrò campare con i miei disegni e che mai troverò soddisfazione dal lavoro che faccio, cerco di fare ciò che mi piace quando posso, più che posso a più non posso.

Hang loose.

p.s. in ogni caso il mio sogno è fare i cartoni animati!

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