Commissioni

In questi giorni sto realizzando una “commissione”. A volte capita.

Una “commissione” è un “opera” realizzata su richiesta, non necessariamente retribuita. L’essere pagato o meno, ai fini di questo mio arzigogolato discorso (o sfogo), non è interessante.

Interessante è invece un altro aspetto. La capacità di interpretare le aspettative del “cliente”. In questi giorni sto leggendo questo piccolo libro, di un grande disegnatore:

e leggo che essere capaci di fare cose di altri fa parte della maturazione di un’artista. Concordo. Ma essere capaci di mettere le tue capacità “artistiche” a disposizione degli altri non è affatto facile. Io ancora non ci riesco. Probabilmente non ci riuscirò mai.

20070220

una commissione

Nel corso della mia attività “artistica” la cui nascita posso far risalire al 2004 (anche se riempio fogli di scarabocchi da tantissimi anni), anno in cui ho cominciato a pubblicare online le mie cose, è capitato raramente di lavorare per commissione. Tutte le mie collaborazioni sono nate da una sorta di scambio: se quello che posso dare si avvicina a quello di cui hai bisogno allora ok. Altrimenti meglio lasciar perdere.

Ricordo che un editore con cui collaboravo così, con questo spirito, giorno dopo giorno, mi propose una collaborazione vera, pagata. Ho dovuto interrompere dopo pochi mesi. Non ce la facevo. Non ero capace di interpretare le sue esigenze. Non ero sufficientemente attrezzato per farlo. Una fatica fatta di tavole rifatte mille volte.

Non parliamo delle cose “volanti”. Le cose che ti chiedono anche conoscenti: “mi fai il disegnino per il compleanno?” “mi fai un piccolo avatar?” “mi fai la caricatura?” e così via. Io per natura direi sì a tutti e lo farei molto volentieri, davvero. Abbraccerei ogni progetto e cercherei di farlo al meglio delle mie possibilità. Ma non ci riesco. Le mie limitate capacità m’impediscono di affrontare queste sfide. Anche oggi, dopo oltre 10 anni dalla prima collaborazione pagata, non sono in grado.

Disegno quello che mi piace ma soprattutto che mi riesce. Avete idea di quanto tempo si possa stare su una semplice vignetta? Avete idea di quante volte, spesso, cancelli e ri-cancelli all’infinito con contorno di improperi vari.

E’ per questo che per me è difficile anche quantificare una commissione. Quanto mi dovrebbe pagare un cliente per un disegnetto? Boh? Se dipendesse dalle ore che ci spendo una fortuna! Se dipendesse dal risultato finale probabilmente nulla perché per me accontentare il cliente è impossibile.

APPARENZA-INGANNA_001Quindi normalmente dico no. Quando dico sì, di solito quello che produco non è al livello di quello che faccio normalmente. Per me è un operazione veramente difficile lavorare su commissione. Infatti cerco di evitarlo.

Qualche volta funziona, più o meno. Come nel caso del fumetto “dwayne”. Tutto sommato sono abbastanza soddisfatto del risultato per una cosa che non ho né scritto né pensato io. Un esperimento interessante che ripeterò quest’anno nell’ambito dell’undergound festival dell’associazione VAGA di Lucca.

In tutto questo discorso una (apparente) contraddizione c’è: come faccio a collaborare stabilmente da oltre 3 anni con la testata Tom’s Hardware e produrre un paio di tavole a settimana? Semplice: non lavoro su commissione. Come? Una testata importante e conosciuta come Tom’s Hardware ti lascia piena libertà? Sì e no. No: all’inizio era tutto molto controllato e non riuscivo a esprimermi completamente. Sì: oggi sì, nel rispetto delle linee editoriali: non posso parlare, che ne so, di cucina o giardinaggio nelle vignette, evidentemente; non posso neppure “esagerare”. Insomma se sto entro certi limiti – giustamente – posso fare quello che mi pare. Infatti sono molto più rilassato e soddisfatto di quello che faccio. E mi sento libero! Faccio quello che mi viene, bello o brutto, divertente o noioso. Ma è tutta roba mia.

Hang Loose.

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