Voragini Narrative

Da qualche tempo mi sono messo in testa di produrre storie lunghe a fumetti piuttosto che singole vignette. Escono a puntate, ogni sabato su Tom’s Hardware. Da una di queste storie, la più lunga mai realizzata sin’ora (100 tavole circa), è stato pure ricavato un libro: “L’evoluzione della specie“. Tutte le altre storie le trovare in alto, nel menù Fumetti.

Addentrandomi sempre di più in questo tipo di “opere” mi rendo conto quanto la preparazione sia importante. Definire bene il soggetto e, soprattutto, sceneggiarlo.

Ecco, appunto: il mio difetto più grande, a parte i limiti narrativi e grafici, sta proprio nella mancanza di lavoro pre-realizzazione. Purtroppo ho bisogno di “vedere” il risultato per andare avanti. Quindi la mia fase pre-produttiva resta sempre monca: una volta studiati i personaggi principali e il soggetto di base, riesco a sceneggiare – parzialmente – solo la parte iniziale. Poi? Poi devo disegnare, realizzare l’ambiente, vedere cosa esce fuori. A quel punto è troppo tardi, entro in una sorta di spirale che mi risucchia sempre più a fondo e piano piano mi ritrovo a improvvisare disegno e testi vignetta su vignetta. E questo è male, soprattutto perché lo faccio dalla metà in poi, verso la fine. Quindi mentre l’inizio è vagamente strutturato, la fine è completamente improvvisata sulla base di un filo condutture iniziale.

wip-c-7La stessa cosa mi sta accadendo per il fumetto in lavorazione/pubblicazione “L’ESPERIMENTO“. Esso è frutto di un brainstorming durato tutta l’estate e figlio di precedenti ricorrenti brainstorming (poco brain e parecchio storming) di mesi/anni prima. Un’idea che ho ripreso ciclicamente senza mai trovare il giusto spunto per iniziarla, fino alle vacanze estive appena trascorse, durante le quali ho rotto gli indugi e sono passato all’azione. Ho scritto e riscritto la prima metà del soggetto/sceneggiatura più volte fino a settembre, per trovare la quadra giusta. Non sono mai arrivato a dettagliare la seconda metà, fase in cui mi trovo in questo momento. In pratica la fine ce l’ho solo in testa e non ancora in forma definitiva. Non posso dare dettagli perché il tutto è in pubblicazione e siamo pure in una fase saliente. Sarà oggetto di un post-storia post. Posso solo dire che navigo a vista nel caos!

IN questa fase alcune idee nuove mi son venute, in corso d’opera, e l’ho messe dentro. E mi rendo pure conto che sarebbero state buone idee da sviluppare a dovere ma adesso è troppo tardi. Ed ecco che si creano le voragini narrative: buchi originati pure da ottime intuizioni, ma lasciati lì perché non adeguatamente sviluppati in tutte le loro caratteristiche e conseguenze. Tampì pour moi.

Di questa mancanza sono assolutamente cosciente ma non ci posso fare niente. A un certo punto devo disegnare le cose che ho in mente e da quel punto in poi il tutto degenera e mi si sbriciola tra le mani. Mi consolo pensando a grandi del fumetto come Jacovitti, il quale disegnava i suoi fumetti a braccio, senza una sceneggiatura:

Qual’è la tua tecnica di lavoro?
Quando comincio a realizzare un fumetto, all’inizio non so mai come andrà a finire la storia. I miei titoli, infatti, sono sempre generici, le avventure si chiamano Cocco Bill in Canadà, Cocco Bill in Alaska ecc. Non ho mai disegnato un Cocco Bill e la pietra filosofale, cioè un argomento preciso. Io ho sempre improvvisato, anche quando disegnavo un giallo o un poliziesco.
Hai scritto qualche volta una sceneggiatura preliminare?
Mai. Vado avanti senza una linea prestabilita. Non mi interessa la preparazione dell’intreccio. Mi piace, invece, creare delle pagine simmetriche, su quattro strisce, con vignette scandite secondo un ordine preciso. Non amo i disegnatori che strutturano le pagine a casaccio, in modo irregolare.

(fonte: http://muuta.net/CoccoBill/Jac99Interview.html)

Per quello che ne so disegnava pure direttamente a china, senza passare dalla matita, quel geniaccio di Jac! Ma Jac era/è Jac, unico e inimitabile. Invece per un poveretto come me la preparazione dell’intreccio e la storia sono fondamentali. Dovrò studiare un po’, oppure trovare uno sceneggiatore che mi dia una mano. Oppure che mi scriva le storie, direte voi.

Oppure no… forse il bello sta tutto nell’improvvisazione e nel cazzeggio. Non è più divertente hanging around disegnando e inventando le cose così come vengono? Forse tutto non è coerente o perfettamente incastrato, ma una cosa è certa: mi diverto molto di più seguendo l’hawaiiana filosofia dell’hang loose!

surfer

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.